Membri della Junta Militar Argentina,
Alti Ufficiali e Ministri

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Acosta, Jorge Eduardo. (Capitano di Marina)

Noto come "El Tigre". Capo della task force di spionaggio GT-332, localizzata presso la ESMA (Scuola di Meccanica della Marina) sull'Avenida Libertador a Buenos Aires. Responsabile, con i colleghi (Contrammiraglio Rubén Jacinto Chamorro, Capitano Francis Whamond, Tenente Enrique Yon, Tenente García Velazco, Tenente Antonio Pernia, Tenente Juan Carlos Rolón, Tenente Roberto González, e altri), del rapimento e della morte di circa 5000 persone, molte delle quali gettate vive nell'Atlantico dagli aerei della Marina.

In qualità di comandante superiore di Alfredo Astiz, Acosta si è inoltre reso responsabile di aver impartito l'ordine di uccidere la giovane svedese Dagmar Hagelin, le suore francesi della Chiesa di S.ta Cruz Leonie Duquet e Alice Domon, e la fondatrice dell'associazione per i diritti umani Madri di Plaza de Mayo, Azucena Villaflor de Vicenti.


Acosta era evidentemente uno psicopatico. A momenti, felicissimo di vedere un qualunque prigioniero sul tavolo di tortura dell'ESMA, gli mandava baci attraverso il "cappuccio", mentre appena un istante dopo stava regolando la macchina da elettroshock a frequenze sempre più alte, i lineamenti sconvolti nello sforzo di concentrarsi. [Children of Cain, p. 93]


La sicumera di Acosta si sciolse davanti a una corte civile, alla quale dovette rilasciare la propria testimonianza nel Dicembre 1986, "Non avevo alcuna nozione che ci fossero prigionieri alla Scuola di Meccanica", disse. E in un'altra occasione aggiunse: "Non c'erano detenuti di sorta. Funzionava come se qualcuno, presentatosi all'autorità di polizia, si fosse sentito chiedere 'Questo è ciò che hai fatto?' Se avesse risposto di non aver fatto nulla... se ne sarebbe potuto andare."

Oggi Acosta lavora per il governo federale presso il Ministero degli Interni di Buenos Aires, nei cui archivi, guarda caso, vengono conservate e tenute fuori dalla portata del pubblico tutte le testimonianze rilasciate prima della costituzione del CONADEP.


Agosti, Orlando Ramón. (Brig. Gen.)

Comandante dell'Aeronautica militare. Membro del triumvirato di comando (Videla, Massera, Agosti) che prese il potere in Argentina il 24 Marzo 1976. Dopo il ripristino della democrazia, Agosti fu condannato a 4 anni e mezzo di prigione per il ruolo svolto durante gli anni dell'oppressione. Liberato dal Presidente Carlos Menem molto prima di aver finito di scontare la sua pena, a seguito delle pressioni esercitate dai militari.

Anaya, Jorge I. (Amm.)

Comandante della Marina militare dopo Lambruschini e durante la terza Junta (Galtieri). Principale stratega dell'invasione delle Falkland. Assolto nel processo celebrato nel 1985, cioè nel periodo successivo agli anni della repressione.

Astiz, Alfredo (Ten.)

(Dalla testimonianza di Silvia Labayru, file n. 6838):

"Noto 'Angel', 'El Rubio' (il biondo), 'Blondie', 'Corvo', o 'Eduardo Escudero', infine un tenente di marina, con una certa esperienza su come ci si infiltra nelle organizzazioni per la tutela dei diritti umani. Probabilmente questa capacità fu il motivo per cui, alla fine del 1977, gli fu affidato proprio quest'incarico. Tra l'Ottobre e il Novembre 1977, sotto il nome di Gustavo Niño, Astiz prese a frequentare le riunioni di massa, le manifestazioni pubbliche e gli incontri che venivano organizzati dai familiari dei desaparecidos. Recitava la parte del fratello di una persona realmente scomparsa..."


"La quarta e ultima volta in cui mi sono recata con lui presso un'abitazione privata nel distretto di La Boca, era già stato deciso che le persone di quella riunione sarebbero state rapite. Questa fu una delle cinque operazioni che dovevano essere realizzate tra l'8 e il 10 Dicembre. Le altre quattro erano: il rapimento di un intero gruppo che si sarebbe riunito nella Chiesa di Santa Cruz; il rapimento delle persone raccolte in un certo punto d'incontro nel bar all'angolo tra Avenida Belgrano e Paseo Colon; il successivo rapimento di Azucena Villaflor de Vicenti, fondatrice del gruppo delle
Madri di Plaza de Mayo mentre usciva di casa e infine il rapimento di una delle suore, Leonie Duquet, presso la casa condivisa con Alice Domon, in precedenza prelevata nel distretto di La Boca".


(Da Uki Goñi's Argentina First Rights Pages)
Astiz, con la sua faccia da eterno bambino e in servizio attivo a 44 anni, emergeva tra i repressori per la sua giovane età, il commovente aspetto da buono, i capelli brillanti e setosi e lo zelo dispensato nel rapire, torturare e uccidere donne indifese. Sebbene la Marina lo abbia insignito di un ruolo chiave nella lotta antisovversiva, la lista delle sue vittime accertate non include un singolo terrorista riconosciuto. Al contrario, c'è una ragazza svedese di 17 anni (Dagmar Hagelin), uccisa con un colpo sparato da dietro mirando alla testa, due suore francesi di 40 e 63 anni, quattro Madri di Plaza de Mayo sulla cinquantina e tre donne sui vent'anni, nessuna delle quali e in alcun modo legata ad attività terroristiche.


Il 26 Aprile 1982, nel corso della Guerra delle Malvinas/Falkland, Astiz, incapace di affrontare un attacco che durava da oltre 24 ore, abbandonò le isole del South Georgia ai commandos inglesi. "Era molto coraggioso quando doveva uccidere una donna disarmata, ma si arrese immediatamente ai soldati" disse Nora Cortiñas, un'altra madre che ricorda l'infiltrazione di Astiz nel gruppo.

Un nuovo libro di Uki Goñi: "Judas - El Infiltrado" (in spagnolo) racconta la storia completa.


Astiz fu arrestato in Argentina, per cinque mesi, nel 1987, mentre erano in corso di discussione le sentenze per crimini analoghi ai suoi; fu successivamente rilasciato grazie all'amnistia (la cosiddetta "Obbedienza dovuta") promulgata dal presidente democratico Raúl Alfonsín a beneficio di coloro che avevano "eseguito ordini superiori" nel corso della repressione. In tutti i casi, Astiz non può lasciare l'Argentina a causa di un mandato internazionale dell'Interpol legato al rapimento e omicidio delle due suore francesi e della giovane svedese. Nel 1990, una corte di giustizia francese ha condannato Astiz, in contumacia, alla pena dell'ergastolo. Nonostante tutto, nel 1995, l'Ammiraglio Molina Pico della Marina argentina lo considerava moralmente degno di una promozione. Una pubblica protesta di massa e le pressioni esercitate dal governo francese hanno portato alle dimissioni di Astiz, rassegnate alla Marina militare entro la fine di quello stesso anno.


Bayon, Juan M. (Brig.)

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Bignone, Reynaldo Benito (Gen.)

Il 28 Marzo 1976 guidò un'ampia operazione nell'Ospedale Alejandro Posadas del distretto di Haedo. Durante quest'operazione furono rapite 40 persone, il resto dello staff ospedaliero fu licenziato e l'ospedale convertito in un centro segreto di detenzione. Bignone ha comandato anche un altro CSD, localizzato presso la scuola militare di Buenos Aires.

Una delle testimonianze (rilasciata da Hugo Ernesto Carballo, file n. 6279) cita una visita di ufficiali di alto grado presso il luogo in cui era stato rinchiuso; durante tale visita, Bignone informò i prigionieri che "in una guerra sporca l'innocente paga per il colpevole".

Bignone passerà probabilmente alla storia come uno dei principali occultatori di crimini .Si era già ritirato quando la Junta gli chiese di rimpiazzare Galtieri alla presidenza, dopo la sconfitta dell'Esercito Argentino nel conflitto delle Falkland. Il 1 Luglio 1982, due settimane dopo le dimissioni di Galtieri, Bignone divenne il quarto e ultimo presidente del governo di fatto.

Avendo capito che i militari non avrebbero potuto continuare a governare il Paese in conseguenza della terribile depressione economica, della crescente dissidenza causata dalle sparizioni di massa e della disfatta subita nella Guerra delle Falkland, Bignone emanò il decreto confidenziale numero 2726/83, con il quale ordinava che fosse distrutta tutta la documentazione concernente i detenuti e gli scomparsi. Quindi si occupò di organizzare le elezioni per l'instaurazione di un governo civile democratico. Prima di tali elezioni e sotto la sua guida, la Junta prese la precauzione di emanare un'amnistia generale, che rendesse i militari immuni dagli esiti dei processi relativi ai crimini commessi durante la cosiddetta "guerra contro la sovversione".

Bignone fu condannato al carcere per il ruolo svolto nella repressione, ma fu rilasciato ben prima di aver scontato la propria condanna a seguito delle pressioni esercitate dai militari.


Bussi, Antonio Domingo. (Gen. Magg.)

Governatore militare di Tucumán nel 1976 e 1977. Responsabile di aver organizzato la tortura e la sparizione di oltre 500 persone in tutta la provincia. Numerose testimonianze confermano che Bussi prendeva parte personalmente alle uccisioni.

Antonio Domingo Bussi potrebbe fungere da prova definitiva di quanto possa essere labile la memoria delle persone; neanche vent'anni dopo essersi macchiato di odiosi crimini contro il suo stesso popolo, il generale Bussi, pensionato dall'Esercito, fu eletto governatore della provincia di Tucumán. Lo scrittore argentino Ernesto Sabato - che durante gli anni '80 guidò il CONADEP, la Commissione Nazionale per i Desaparecidos - definì l'elezione di Bussi come un "orrore", sottolineando il fatto che se non fosse stato per l'amnistia, nota come "Punto Finale", l'ex generale sarebbe stato incarcerato.

Camps, Ramón J. (Gen.)

Capo della polizia provinciale di Buenos Aires sotto la Junta Videla. Responsabile di centinaia di sparizioni e di vari centri segreti di detenzione in una vasta area comprendende COT1 Martinez, Pozo de Quilmes, Pozo de Bánfield, Puesto Vasco, Arana, La Cacha, la Stazione di polizia n. 5, e La Plata, quartier generale della squadra investigativa. Personalmente coinvolto nelle torture inflitte ai prigionieri, in base alle prove documentate da numerosi archivi della Commissione Nazionale sui Desaparecidos.

In un'intervista rilasciata l'11 Febbraio 1983 a James Neilson del giornale La Semana, Camps confessò che "nessuna persona scomparsa è sopravvissuta" e che "nessuno dei responsabili ha confessato la verità per evitare di influenzare l'erogazione degli aiuti economici internazionali" (una sorprendente confessione, da parte di un capo militare); avvertiva comunque "la lotta non è finita, nè il mio ruolo in essa".

Camps era tra quegli alti ufficiali che, processati e condannati al carcere, furono rilasciati ben prima di aver scontato la condanna, in seguito alle pressioni esercitate dai militari


Chamorro, Ruben Jacinto. (Contramm.)

Noto come 'Delfino' o ' Maximo'. Capo della Scuola di Meccanica della Marina (ESMA) di Buenos Aires (uno dei più famigerati centri segreti di detenzione) con il grado di Capitano, fu successivamente promosso a quello di Contrammiraglio, agli ordini diretti del comandante in capo della Marina militare Emilio Massera. Durante la sua permanenza alla Scuola di Meccanica della Marina, il comandante Chamorro e il suo staff si resero responsabili di migliaia di torture, del saccheggio delle abitazioni dei deportati e di numerosi omicidi. La Scuola di Meccanica della Marina divenne nota alle cronache nel 1995 quando, dopo le dimissioni, diversi ex dipendenti della Marina che avevano prestato servizio presso quella base rilasciarono una serie di confessioni che parlavano di migliaia di deportati gettati vivi nell'oceano Atlantico dagli aerei militari della Marina.

Dalla Tea, Carlos A. (Brig.)

"Laureato" alla Scuola delle Americhe, 1960.
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Díaz Bessone, Ramón Genaro (Gen.)

Nominato ministro della Pianificazione al principio della dittatutra, conservò questo ruolo per la maggior parte del periodo della repressione.


Etchecolatz, Miguel Osvaldo

Direttore Generale Investigativo della Polizia di Buenos Aires agli ordini di Ramon Camps. Responsabile di 21 centri segreti di detenzione di Buenos Aires, tra i quali Pozo de Quilmes, COT1 Martínez, e Arana. Ulteriormente noto per il suo coinvolgimento nella "Notte delle matite spezzate", un'operazione che causò la scomparsa di molti studenti di scuola superiore nel corso di una sola notte.

Etchecolatz fu dichiarato colpevole dalla Corte Federale di 91 casi di tortura e condannato a 23 anni di detenzione. Fu comunque liberato grazie alla legge "sull'Obbedienza Dovuta" dopo aver scontato una minima parte della pena.

Attualmente è vice presidente dell'ANIDAR, gruppo fascista formato da ex militari, ex repressori e neonazisti.

Galtieri, Leopoldo Fortunato (Gen.)

"Laureato" alla Scuola delle Americhe, 1949.

Al comando del 2° corpo d'Armata quando la prima Junta prese il potere nel 1976. Terzo presidente del governo di fatto tra il mese di Dicembre 1981 e Giugno 1982.

Durante la sua presidenza, attraversata dalla peggiore depressione economica che abbia colpito l'Argentina a partire dagli anni '30, Galtieri scelse il metodo tradizionalmente adottato dai despoti in periodi di impopolarità, e cercò di deviare l'attenzione pubblica impartendo l'ordine di occupare militarmente le Falkland (Malvinas) e le Isole South Georgia.

Il piccolo gruppo di isole nel sud dell'Atlantico, governate dalla Gran Bretagna a partire dal 1833 e lungamente reclamate dall'Argentina, venne invaso il 2 Aprile 1982 dall'Esercito argentino. Come si è visto, Galtieri e i suoi consiglieri sottovalutarono fatalmente la volontà britannica di difendere il proprio territorio e i propri cittadini. L'immediata occupazione ha condotto a una guerra-lampo conclusa dalla spettacolare e umiliante sconfitta delle forze argentine.

Il 14 Giugno 1982, le forze argentine stanziate nelle isole Falkland sotto il comando del Gen. Mario Menéndez si arresero incondizionatamente alla Gran Bretagna, che ripristinò il proprio controllo. La perdita della Guerra delle Falkland ha portato alle dimissioni di Galtieri dalla presidenza, rassegnate il 17 Giugno 1982. L'ultima Junta prese il potere sotto il nuovo presidente Reynaldo Bignone. Ironicamente, l'occupazione delle Falkland non ha fatto che accelerare la fine del governo della Junta Militar.

Galtieri fu assolto, nel corso dei processi celebrati contro la Junta, dall'accusa di aver commesso crimini contro il popolo Argentino, ma sarebbe stato accusato, nel 1986, di incompetenza al comando dell'esercito nella Guerra delle Falkland. Fu liberato, dopo aver scontato una piccola parte della pena inflittagli, a seguito di pressioni esercitate dai militari.

"Una giovane donna testimoniò che dopo essere stata tenuta bendata e torturata per mesi, a lei e ad altri del suo gruppo fu permesso di lavarsi in preparazione di una prossima visita al centro di detenzione da parte del Generale Galtieri, che all'epoca era comandante dell'esercito presso il locale distretto. Galtieri le chiese se sapeva chi fosse e se comprendesse il potere assoluto che lui avrebbe potuto esercitare sulla sua persona. "se dico che devi vivere, tu vivrai," disse, "e se dico che muori, morirai. Capita che tu abbia lo stesso nome di battesimo di mia figlia, perciò vivrai". (Nunca mas, dall'Introduzione)

Garcia, Osvaldo J. (Gen. Magg.)

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Graffigna, Omar D. (Brig. Gen.)

Comandante dell'Aeronautica agli ordini di Agosti. Assolto nel processo celebrato nel 1985 durante l'era della post repressione.

Harguindeguy, Albano Jorge (Gen.)

Nominato Ministro degli Interni sotto il governo della Junta. Tra i più devoti complici dei militari. Nel suo ruolo di Ministro degli Interni, Harguindeguy riuscì a rendere inattivo il sistema giudiziario, inserendo personale militare a tutti i livelli e privando le famiglie degli scomparsi della possibilità di scoprire la sorte toccata ai loro cari.

Harguindeguy fu condannato alla prigione nel processo democratico celebrato in periodo post dittatoriale contro la Junta, ma fu liberato dal presidente Carlos Menem dopo aver scontato solo una piccola parte della pena inflittagli, a causa delle pressioni esercitate dai militari.

 

Hughes, Augusto H. (Brig. Gen.)

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Laidlaw, Carlos E. (Brig.)

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Lambruschini, Armando (Amm.)

Comandante della Marina militare agli ordini di Massera. Condannato a otto anni di prigione per la parte svolta nella repressione ma rilasciato dopo aver scontato appena 4 anni, a seguito delle pressioni esercitate dai militari.

Lami Dozo, Basilio A.I. (Brig. Gen.)

Comandante dell'Aeronautica militare agli ordini di Omar Graffigna. Assolto nel processo celebrato nel 1985 nel periodo seguente la repressione.

Martella, Luis Santiago (Gen. Magg.)

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Martínez De Hoz, José Alfredo

Ministro dell'Economia per 5 anni sotto il governo della Junta Militar.

Il più importante tra i complici civili della Junta.

Membro di una famiglia di grandi latifondisti e eminente figura di banchiere, attaccò la superinflazione e l'incredibile deficit applicando drastici tagli ai consumi e ai salari. Tra le sue politiche economiche ci fu il divieto degli scioperi, mentre i capi sindacalisti e gli operai sindacalizzati furono considerati "sovversivi", il che causò la loro scomparsa in massa. L'economia di mercato estrema e autocratica di Martinez De Hoz ha devastato il settore manifatturiero argentino, incapace di competere con il flusso di importazioni estere, portando il deficit del bilancio commerciale a proporzioni gigantesche. In aggJunta, la supervalutazione del peso argentino divenne una bomba innescata che avrebbe trascinato il Paese in una grande depressione. La conseguenza furono le sue dimissioni nel 1981. Martinez De Hoz fu condannato alla prigione dalla giuria democratica, ma fu rilasciato ben prima di aver scontato la sua pena, per via delle pressioni esercitate dai militari.


Massera, Emilio E. (Amm.)

Nome in codice Zero. Comandante della Marina militare. Membro del triumvirato (Videla, Massera, Agosti) che prese il potere il 24 Marzo 1976. Durante la formazione del nucleo d'attacco destinato a cancellare la sinistra, Massera divulgò un messaggio inaugurale di saluto agli ufficiali di nuova nomina, che si concludeva con l'esortazione di "reagire al nemico con la massima violenza e senza esitazioni sui mezzi da impiegare".

Massera è noto come il principale beneficiario della "sporca guerra". Responsabile d'imponenti saccheggi di società, case e proprietà di desaparecidos attraverso la sistematica falsificazione di documenti. Una descrizione del metodo adottato fu rilasciata a David Cox, reporter dell'Herald, nel corso di un'intervista a un rapito, che era stato forzato dai suoi rapitori a collaborare, Miguel Angel Lauletta (1995):   [italiano]


Come furono utilizzati i documenti che lei produceva?

"Partecipavano in molti alla vendita delle case dei desaparecidos. Una donna mi avrebbe potuto chiedere: 'fammi dei documenti che provino questi fatti, con la foto della persona che tra poco arriverà qui per farsi fotografare'. Io avrei fatto la foto, realizzato il documento, e il documento sarebbe andato all'ufficiale che l'aveva richiesto. Era stato chiaramente dichiarato che in quelle carte venivano falsificati i nomi per vendere le proprietà, i beni di qualcuno che era scomparso".


"I ragazzi dovrebbero essere ricompensati per i rischi che corrono", diceva Massera. Quando un prigioniero era stato "succhiato" ("chupado", in spagnolo, cioè rapito), anche i suoi beni venivano risucchiati e finivano nella Stiva, un magazzino contenente libri, apparecchi TV, materassi, lavatrici, dipinti, mobilia e abiti. Una donna che era stata mandata a lavorare nella Cisterna dei Pesci (un'area dell'ESMA chiamata così per via dei muri trasparenti fatti con materiale acrilico, in cui, tenuti sotto controllo con un sistema televisivo a circuito chiuso, lavoravano i privilegiati che avevano acconsentito a collaborare con i rapitori) fu accolta dalla mobilia della propria sala da pranzo, al completo - sedie di vimini e divano e uno stereo - che si trovavano là nell'atrio. [Children of Cain, p. 90]


Come comandante della Marina, Massera è responsabile di almeno 5000 casi di tortura e assassinii di persone che passarono per l'ESMA ("Escuela Mechanica de la Armada", cioè la Scuola di Meccanica dell'Armata), uno dei più noti centri di detenzione della guerra sporca. L'ESMA era l'ultima tappa per i prigionieri politici destinati ad essere gettati vivi nell'Oceano Atlantico dagli aerei della Marina.

L'Ammiraglio Massera fu condannato all'ergastolo da una corte civile il 9 Dicembre del 1985, ma rilasciato dopo aver scontato appena 4 anni di pena, a seguito delle pressioni esercitate dai militari.

Menéndez, Luciano Benjamín (Gen.)

Noto "La Jena". Comandante del 3° corpo d'Armata, a Cordoba nel 1976. Responsabile per le atrocità commesse a La Perla, La Perla Chica e La Ribera, nella provincia di Cordoba, e di centinaia di assassiniii. Cugino di Mario Menéndez.

Dall a testimonianza di Jorge Bornardel, [file n. 5782] prima dell'istituzione della commissione nazionale sui desaparecidos: "Nel Giugno 1977 fui trasferito come prigioniero dall'Unità n. 9 di La Plata a Cordoba, assieme ad altri 23. Ci portarono a La Perla, dove un ufficiale ci diede un messaggio personale del Generale Menéndez. Ci disse che 'La Jena', come Menéndez amava farsi chiamare, aveva deciso che se ci fosse stato qualunque attacco terroristico durante il prossimo viaggio a nord del Presidente Videla, saremmo stati noi soltanto a pagare per i crimini di tutti gli altri. L'elenco era curioso: se un soldato, operaio o impiegato pubblico fosse morto, quattro di noi sarebbero stati uccisi; se invece la vittima fosse stato un sottufficiale il numero sarebbe salito; e così via a scalare, fino a raggiungere lo stesso Videla. In quel caso saremmo stati uccisi tutti senza esitazione."

Menéndez fu condannato alla prigione nella seconda serie di processi celebrati contro alti ufficiali, ma liberato dopo aver scontato una minima parte della pena a seguito delle pressioni esercitate dai militari.

Menéndez, Mario (Gen.)

Comandante delle forze d'occupazione delle Isole Falkland (Las Islas Malvinas) durante la Guerra delle Falkland. Cugino di Luciano Benjamín Menéndez.

Menéndez, Salvio O. (Vice Amm.)

Comandante della famigerata scuola di Meccanica della Marina (ESMA) che fu l'ultima tappa prima della morte per circa 5000 prigionieri.

Minicucci, Federico Antonio (Brig. Gen.)

Comandante del 3° Reggimento di Fanteria con base a La Tablada, Buenos Aires, responsabile dei centri di detenzione nell'area dei CSD El Vesubio e El Banco, dove prima del CONADEP fu registrato almeno un caso di rapimento di neonato e scomparsa della madre.

Citato nelle testimonianze 98, 1310, 2262, 7169

 

Nicolaides, Cristino (Vice Gen.)

Comandante della 7^ brigata di Fanteria nella provincia settentrionale del Corrientes (confinante col Paraguay), durante il primo anno del governo della Junta. Fu successivamente promosso a comandante in capo dell'Esercito, e in questo ruolo prestò servizio durante l'ultimo periodo della dittatura (Bignone). Diverse testimonianze provano che l'alto comando era ben informato dei rapimenti e delle torture, e partecipava alla loro esecuzione:

"Fui arrestato nella mia casa nella città di Corrientes, e portato agli uffici della polizia federale di quella città. Là fui incappucciato, torturato e successivamente trasferito alla mensa ufficiali del 9° Reggimento di Fanteria, dove simulavano esecuzioni e torturavano i prigionieri. Uno dei visitatori che vidi e dal quale fui anche interrogato, era il comandante della 7^ Brigata, Generale Cristino Nicolaiedes. Un altro visitatore era il comandante del 2° Corpo d'Armata, Generale Leopoldo Fortunato Galtieri, che si trovava laggiù a metà Novembre 1976". [Martha Alvarez de Repetto, file n. 7055]

Ojeda, Eduardo R. (Brig.)

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Ortiz, Raul J. (Brig.)

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Piotti, Mario A. (Gen. Magg.)

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Perren, Jorge (Capitano di Marina)

Membro della task force GT332, con base presso la Scuola di Meccanica della Marina (ESMA), il più noto dei centri segreti di detenzione. Dall'ESMA, migliaia di uomini e donne furono caricate su aerei della Marina e gettati vivi nell'Oceano Atlantico.

Rico, Aldo (Ten. Col.)

Un ufficiale della "Guerra Sporca" con il naso rotto, un veterano della Guerra della Falkland, Rico guidò con altri una serie di sollevazioni rivoluzionarie di gruppi militari estremisti contro il governo democratico di Alfonsin nel 1987 e nel 1988.

Il Tenente Colonnello Aldo Rico, il Colonnello Mohamed Alí Seineldín e i loro uomini diventarono noti come i "Carapintadas" (facce dipinte) a causa dei volti anneriti col bitume. I Carapintadas furono sconfitti dalle forze armate regolari, processati e condannati alla detenzione.

Il 5 Ottobre 1989 il presidente neo eletto Carlos Menem, nell'ambito della politica di pacificazione che prevedeva un colpo di spugna sui crimini militari, concesse la grazia alla maggior parte dei Carapintadas condannati, incluso Aldo Rico.

Non più militare e uscito dalla prigione, Aldo Rico si riciclò in politica: nel 1991, creò un partito di estrema destra chiamato MODIN (acronimo spagnolo per "Partito Politico per la Dignità e l'Indipendenza"), che ricevette il 10% dei voti nazionali alla fine del 1993, ma crollò all'1,8% alle presidenziali del 1995. Parlando di questa disfatta, nel suo tipico stile brusco, Rico disse ai giornalisti "Se pure abbiamo commesso qualche errore, non ne parlerò certamente con voi."

Riveros, Santiago Omar (Gen.)

Sebbene la macchina diabolica della repressione sotto la Junta fosse guidata da sadici, avidi e gretti ufficialotti e milizie territoriali, gli ordini provenivano dai ranghi più alti dell'esercito. Come capo della delegazione argentina, il Generale Riveros attribuì chiaramente le debite responsabilità criminali ai più alti livelli, nel suo discorso di congedo rilasciato davanti alla Junta per la Difesa Inter-Americana il 24 Gennaio 1980: "Abbiamo intrapreso questa guerra tenendo la nostra dottrina tra le nostre mani, ricevendo per iscritto gli ordini del comando supremo ".

Riveros fu condannato al carcere nella seconda serie di processi celebrati contro alti ufficiali militari, ma liberato dopo aver scontato solo una piccola parte della condanna, come risultato delle pressioni esercitate dai militari.

Roualdes, Roberto Leopoldo (Col.)

[Nuovi dati ricevuti a Luglio 1999] Comandante del Commando Speciale dell'Esercito nella provincia di Entre Rios, partecipò alle azioni antiguerriglia nella città di Victoria. Dopo il golpe del 1976, fu promosso al rango di colonnello e trasferito alla capitale Buenos Aires come vicario del famoso Generale Suarez Mason, capo del 1° Corpo d'Armata, dove prestò servizio come Comandante del Commando per il Distretto della Capitale. Durante il suo incarico nella capitale, Roberto Roualdes divenne più ricco, presumibilmente grazie al consueto accaparramento delle proprietà delle persone scomparse.

Da un'e-mail inviata a Vanished Gallery:

"RLR aveva una barca. Era il suo bene più prezioso. Una volta promosso a colonnello, immediatamente si trasferì in una casa più grande. Poi ne ebbe due e poi scambiò la sua barca con uno yacht da sogno. Pare che le cose gli andassero veramente bene, negli stessi anni in cui migliaia di persone venivano ammazzate e torturate nel suo distretto... RLR amava ripetere alcune frasi, e una delle preferite era 'Io sono il signore della vita e della morte'..."

[FIRMA NON PUBBLICATA, COME RICHIESTO]

Rovere, Jorge Carlos Oliviera (Gen.)

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Ruben, O. Franco (Amm.)

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Ruiz, Julio C. (Brig.)

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Saint Jean, Ibérico (Gen.)

Nominato governatore della provincia di Buenos Aires dalla 1^ Junta. Nominato Ministro degli Interni dalla terza Junta (Galtieri). In periodo piuttosto recente, cioè a Giugno 1982, quando le scomparse di massa erano ormai un fatto ampiamente e chiaramente noto, continuava a ribadire la linea governativa: "delle oltre 8700 persone arrestate dopo il golpe del 1976, 7000 sono state rilasciate e solo 475 sono rimaste in carcere".

Nel libro Children of Cain (Figli di Caino) di Tina Rosenberg, il Generale Saint Jean viene citato come segue: "Anzitutto, dobbiamo ammazzare tutti i sovversivi, poi i loro simpatizzanti; quindi, quelli che sono indifferenti; e infine, dobbiamo ammazzare tutti i timidi".


Santamaria, Pedro A. (Contramm.)

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Santiago, Humberto F. (Brig.)

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Sasiaiñ, Juan Bautista. (Gen. Magg.)

Comandante di Campo de la Ribera, in origine prigione militare e successivamente centro segreto di detenzione per civili a Cordoba. Al servizio diretto di Luciano Menéndez. Responsabile di torture e assassinii nel campo, inclusa la ben documentata morte di Amelia Nelida Inzaurralde [file n. 4317], a causa delle torture . Successivamente fu capo della Polizia Federale argentina. In un'intervista rilasciata al quotidiano "La Nación" il 10 Aprile 1976, Sasiaiñ dichiarò che "L'esercito dà valore all'essere umano, perché l'esercito è Cristiano". Uno dei molteplici esempi su come i sentimenti di uomini bianchi, destrorsi, nazionalisti e pseudo religiosi abbiano portato all'incontrollata persecuzione dei "diversi", sotto qualsiasi punto di vista.

Sasiaiñ fu condannato al carcere nella seconda serie di processi contro gli alti ranghi militari, ma liberato dopo aver scontato solo una piccola parte della sua condanna, come risultato delle pressioni esercitate dai militari.

Scilingo, Adolfo Francisco (Cap. di Marina)

Quasi vent'anni dopo che le atrocità della Junta erano state perpetrate, il Capitano di Marina in congedo Adolfo Scilingo ruppe il ventennio di silenzio con una confessione sconvolgente. Secondo Scilingo, tra il 1976 e il 1978 i prigionieri, denudati e drogati, venivano gettati nell'Atlantico dagli aerei della marina. La storia completa è stata pubblicata da "Time". La confessione di Scilingo fu presto seguita da altre, come quella del Sergente Victor Ibanez.

Simon, Hector Julio (Sergente Maggiore)

Noto anche come "Il Turco", "Julian il Turco" (El Turco Julian in spagnolo). Sebbene non fosse un ufficiale incaricato, prove evidenti contro il suo incredibile sadismo autorizzano l'inserimento del suo nome in questa lista.

Membro della Polizia Federale a Buenos Aires. Torturatore capo di prigionieri nei centri segreti di detenzione Club Atletico, El Banco e El Olimpo. Proclamandosi antisemita, portava normalmente una svastica sul petto e ascoltava a tutto volume le registrazioni dei discorsi di Hitler mentre sparava, accoltellava, frustava le sue vittime. Le prove dicono che rapì dall'ospedale un uomo che era appena stato investito da un'auto.

A Hector Julio Simon fu risparmiata la condanna a causa del paragrafo di legge circa "l'obbedienza agli ordini da parte degli ufficiali di basso grado". Intervistato dalla TV Argentina nel 1995, ha chiarito di non provare alcun rimorso e si è detto pronto a rifare tutto da capo se gli si offrisse nuovamente l'opportunità.

Seineldín, Mohamed Alí. (Col.)

Comandante assieme a Aldo Rico del gruppo militare estremista Carapintadas, a capo di una serie di sollevazioni avvenute nelle caserme contro il governo democratico di Alfonsin nel 1987 e 1988, che hanno bloccato il processo giudiziario avviato contro i reponsabili della repressione 1976-1983.

Diversamente dal Tenente Colonnello Aldo Rico e da altri che abbandonarono la lotta attiva a favore della politica, il Colonnello Seineldín è l'unico a trovarsi tuttora in prigione (Gennaio 1996). Tuttavia, la sua carcerazione è dovuta alla responsabilità nella rivolta della base militare di Villa Martelli nel 1988, e all'Operazione Virgen de Luján del 3 Dicembre 1990, piuttosto che a causa del ruolo avuto nella repressione.

Seineldín è noto per essere il più estremo degli estremisti. Iniziò l'allenamento clandestino di un gruppo di miliziani non militari, il "Battaglione Dignità"; uno dei membri è citato di seguito: "Nel mondo ammiriamo Gheddafi e Noriega. Il principale nemico non è la Russia, perché il Marxismo sta morendo. Il principale nemico, escludendo il Sionismo, sono gli Stati Uniti e l'Inghilterra." [Norden: p. 145] Spesso lo si vedeva portare un grande crocifisso sul petto, Seineldín è noto per il suo forte antisemitismo. Durante la rivolta "carapintada" di Villa Martelli nel 1988, disse: "E' più facile vedere un cane verde che un ebreo onesto". Durante la stessa rivolta, un giornalista, l'osservava portare al braccio una fascia con la bandiera dell'Argentina e una croce al centro. Interrogato su questo, il colonnello rispose letteralmente: "Questa? ... E' la prossima bandiera argentina." [Norden: p. 132]. Bisogna notare che gli ebrei soffrirono in misura particolare e furono sottoposti ad apposite e sadiche torture sotto la dittatura. Sebbene la percentuale di ebrei rispetto alla popolazione argentina non raggiunga l'1%, più del 10% dei desaparecidos (secondo alcuni addirittura il 13%) erano ebrei.

 

Sotera, Alfredo (Brig.)

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Suárez Masón, Carlos Guillermo (Gen.)

Noto come Pajarito (Uccellino) e El Cacique. Comandante del 1° Corpo d'Armata con base nell'area della capitale Buenos Aires. Una delle figure guida della più estrema tra le fazioni militari durante l'era della repressione (assieme con il Generale Luciano Benjamin Menéndez e il Colonnello Mohamed Alí Seineldín). Fuggito dall'Argentina prima che cominciassero i processi contro gli alti comandi della Junta. Nel 1987 fu ritrovato in California, dove si nascondeva, e venne estradato per il processo. Condannato per crimini contro l'umanità, fu rilasciato nell'Ottobre 1989 dal presidente Menem a seguito delle pressioni esercitate dai militari.

Suppicich, Jose M. (Contramm.)

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Trotz, Ernesto (Gen.)

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Valin, Alberto A. (Brig.)

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Verdura, Ignacio Anibal. (Ten. Col.)

Capo del 2° Reggimento dei Fucilieri Corazzati di Olavarría. Responsabile dei centri segreti di detenzione di Monte Peone, La Huerta, Las Flores Detective Squad, e La Plata Detective Squad, situati nell'area di sicurezza 124, e delle centinaia di sparizioni delle persone che vi erano state imprigionate.

Verplaetsen, Fernando Ezequiel. (Gen.)

Capo dei Servizi Segreti presso le Istituzioni Militari nel 1976. Capo della polizia nella provincia di Buenos Aires nel 1977. Responsabile di aver organizzato il centro segreto di detenzione "El Campito" (conosciuto anche come "Los Tordos").

Videla, Jorge Rafael (Gen.)

Altrimenti noto come "L'Osso." Il principale colpevole e capo degli altri colpevoli.
Nato il 2 Agosto 1925 a Mercedes, in Argentina, presidente di fatto dell'Argentina dal 1976 al 1981 e principale architetto della "guerra sporca".

Nel 1976 la Presidente Isabel Perón, messa sotto pressione da parte dello stato maggiore dei militari, lo nominò comandante in capo dell'Esercito argentino. Da questa posizione, Videla cominciò una riorganizzazione del comando militare, allontanando gli ufficiali peronisti. Lo stesso anno, guidò una campagna armata contro l'Esercito Rivoluzionario del Popolo (Ejército Revolucionario del Pueblo o ERP) nella provincia settentrionale del Tucumán, che causò la cancellazione della guerriglia di sinistra. Procedette alla deposizione di Isabel Perón il 24 Marzo 1976, e divenne presidente di fatto, a capo di una Junta di tre militari (gli altri due: il comandante dell'Aeronautica Militare Generale Orlando Ramón Agosti, e il comandante della Marina Militare l'Ammiraglio Eduardo Emilio Massera).

Videla sospese quindi il Congresso e rivestì il potere legislativo in una commissione militare di nove membri, interruppe il funzionamento dei tribunali, dei partiti politici e sindacati, e inserì personale militare in tutti i ruoli importanti. Centinaia di persone, sospettate di essere guerriglieri di sinistra, furono arrestate nell'ultimo fine settimana del Marzo 1976, mentre altri, tra 10000 e 30000, "scomparvero" durante i pochi anni seguenti.

Videla si ritirò nel 1981 e gli succedette Roberto Viola.


Interrogato nel 1977 circa una donna su sedia a rotelle che ciò nonostante era stata catturata dai militari, il Generale Videla rispose, "Uno diventa un terrorista non solo uccidendo con un'arma o piazzando una bomba, ma anche incoraggiando gli altri con idee che vanno contro la nostra civiltà Occidentale e Cristiana". [Children of Cain, p. 112]


Il 9 Dicembre 1985, una corte civile mise per iscritto la propria opinione, lunga centinaia di pagine, che accusava 5 dei 9 membri delle 3 Juntas Militares precedenti. Videla e Massera, alla guida dell'Esercito e della Marina durante i peggiori anni della repressione, furono accusati di molteplici casi di omicidio, aggravati dall'inermità delle vittime, di falsi arresti, torture, torture a morte e saccheggi. Furono condannati all'ergastolo. Tuttavia, entrambi furono liberati dopo aver scontato appena 4 anni di prigione, a seguito delle pressioni esercitate dai militari.

Vilas, Acdel Edgardo (Gen.)

Capo del centro di detenzione Escuelita de Farnailla, nella provincia settentrionale di Tucumán. Responsabile di esecuzioni sommarie di prigionieri nei centri di detenzione e di attentati mascherati da "conflitti a fuoco" a Bahia Blanca e La Plata, organizzati dal 5° Corpo d'Armata.

Condannato alla prigione nella seconda serie di processi intentati contro gli alti ufficiali militari, fu liberato dopo aver scontato una piccola parte della sentenza, come risultato delle pressioni esercitate dai militari.

Viola, Roberto Eduardo (Gen.)

Succedette alla presidenza di Videla il 29 Marzo 1981. Nove mesi dopo, il 21 Dicembre 1981, il governo di fatto annunciò che Viola si sarebbe dimesso per ragioni di salute, e il Generale Leopoldo Galtieri ne prese il posto.

Quando un giornalista gli chiese dell'opportunità di investigare nel problema dei desaparecidos, Viola replicò: "Ciò è assolutamente fuori questione. Questa è una guerra, e noi siamo i vincitori. Può esser certo che, se gli eserciti del Reich avessero vinto l'ultima guerra, il processo per i crimini di guerra si sarebbe svolto in Virginia, e non a Norimberga". [Clarin, March 18, 1981] Condannato a 17 anni di prigione da una corte civile il 9 Dicembre 1985. Rilasciato dopo aver scontato appena 4 anni, a seguito delle pressioni esercitate dai militari.

Zaratiegui, Horacio (Contramm.)

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