Foto dell'ESMA di Uki Goñi.

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Nell'intervista seguente, un sopravvissuto del campo della morte ESMA parla del suo passaggio da terrorista a vittima, quindi collaboratore della Marina argentina tra il 1976 e il 1979. La testimonianza di Miguel Angel Lauletta aiuta a gettare luce su uno dei più oscuri aspetti della 'Guerra Sporca' argentina. Si tratta dell'unica dichiarazione di Lauletta alla stampa.


TERRORISTA, VITTIMA, COLLABORATORE
Miguel Angel Lauletta è forse una delle figure più paradossali che emerge dalla ' Guerra Sporca' avvenuta in Argentina tra il 1976 e il 1983. Fu dapprima un terrorista, quindi divenne una vittima e infine un collaboratore del regime militare. Si tratta del prodotto di una società sbagliata, impazzita, crollata sui più basilari elementi di umanità. Invece di produrre eroi, ha creato mostri. Invece di fronteggiare le scomparse, ha scelto di ignorarle.

TERRORISTA
Negli anni Settanta, Lauletta era un noto terrorista delle Forze Armate Rivoluzionarie (FAR). La sua specialità era quella contraffare i documenti e i passaporti per i terroristi. Questo significava la conoscenza di un grosso ammontare d'informazioni sulle attività e sull'identità dei terroristi che gli passavano davanti. Queste informazioni e il talento nella falsificazione dei documenti gli salvarono la vita quando fu rapito dalla Marina argentina il 14 ottobre 1976, e condotto alla Scuola di Meccanica della Marina (ESMA).

VITTIMA
Miguel Lauletta era ancora relativamente giovane quando fu rapito: aveva 30 anni. Era il 14 ottobre 1976. Rimase all'ESMA fino al marzo 1979, quando fu rilasciato per 15 giorni e rapito per altri 20 giorni prima di essere finalmente rilasciato.

Gli orrori patiti dai reclusi dell'ESMA sono inimmaginabili. Quando Lauletta si decise a parlare, le sue parole disegnavano immagini surreali di militari, medici, preti e vittime, collaborazioni, torture e sparizioni. Ma per coloro che le hanno vissute, quell'incubo è stato una pura realtà.

"Ti guardo e capisco che semplicemente non hai alcuna idea di cosa sia stato," mi dice Lauletta. Ha ragione. Ricorda una scena avvenuta poco dopo il rapimento nel mese di ottobre 1976. Era stato pestato, legato al collo e incappucciato. Comunque era riuscito a praticare un foro dal quale poteva vedere un atrio pieno di cadaveri, mentre diverse persone appartenenti a quello che definì il "mini staff", poco oltre, ridevano, guardando un film. Non dimenticherò mai quel giorno, era pura follia."

Lauletta era un'ottima preda, a causa di tutte le informazioni in suo possesso, che in seguito avrebbero causato gravi danni alle organizzazioni terroristiche. Lo maledicono ancora oggi, dice, per aver fatto scoprire una fattoria, base di un braccio armato. Lauletta nega di aver mai torturato qualcuno, ma si confessa colpevole della morte di cinque persone, che denunciò in cambio della sopravvivenza di sua moglie e dei suoi figli.


COLLABORATORE
Molti odiano Lauletta. Gli eccessi di cui si rese colpevole all'ESMA sembrano essere stati più pesanti, rispetto a quelli di altri collaboratori. Qualcuno dice perfino che durante gli interrogatori fosse presente. Vero o meno che sia, ora è importante che dopo anni di silenzio abbia deciso di parlare. Il suo segreto l'ha nascosto troppo a lungo. Tutta l'importanza della sua collaborazione potrebbe non essere mai conosciuta. Può aver compromesso 70 persone, come dicono in molti, o solo 5 come dice lui. Non importa. La sua colpa, che gli pesa addosso, è la sua convivente di ogni giorno.

E' difficile ergersi a giudici di un uomo che è passato per un campo di concentramento, il cui solo pensiero era la sopravvivenza. Possono accusarlo solo i prigionieri sopravvissuti dell'ESMA.

Onestamente: quanti possono dire che, davanti al dilemma di salvare la propria famiglia, non avrebbero dato in cambio i propri amici? Chi è forte? Chi è debole?

"Sono un uomo distrutto," dice. "ho ceduto sotto tortura."

E la sua tortura non è certo stato il dolore fisico che tutti gli altri hanno subito. Lui fu pestato duramente solo una volta. Eppure, ciò nonostante, Lauletta si chiede: "Qual è la vera tortura se sai dove comincia ma non dove finisce?"

Era tortura sapere che gli "Dei" dentro l'ESMA decidevano chi viveva e chi moriva. La tortura era anche psicologica, compreso l'onnipresente suono della musica a tutto volume che copriva le grida dei torturati dentro l'ESMA. "Era una questione di vita o morte, là dentro," ha detto.

Lauletta fu soprannominato “Caino” all'ESMA e insiste che il riferimento non fosse biblico, ma riferito a un personaggio degli anni Settanta, nelle strisce argentine di Corto Maltese, di Hugo Pratt. Caino è il pirata della serie. Alla domanda se il pirata fosse buono, Lauletta ha risposto: "E' uno con una personalità doppia, è sia buono che cattivo."

In tutti i casi, è ancora ben distante dal dire tutto ciò che sa, probabilmente teme di autoaccusarsi. Altri collaboratori tra gli ex prigionieri dell'ESMA hanno detto che Lauletta faceva ben più di quanto i suoi superiori gli richiedessero. Aveva privilegi speciali. Aveva il suo ufficio privato, accesso agli alcolici e poteva telefonare alla moglie, all'esterno.

"Quando venne a trovarmi dopo il mio rapimento, pensai che fosse semplicemente un altro militare," ha detto uno dei rapiti portati all'ESMA.

Arrivavano illustri visitatori, al campo di concentramento. Lauletta ha detto che quando lavorava negli scantinati dell'ESMA vide l'Ammiraglio Emilio Massera, membro della junta.

"Da Massera in giù ho visto tutti."

I dati dei prigionieri dell'ESMA, eventuali obiettivi, persone scomparse, era tutto registrato - rigorosamente in ordine - su microfilm, da parte degli alti ufficiali della dittatura. Le informazioni erano sempre metodicamente registrate dai prigionieri all'ESMA, collaboratori dei militari, per potersi salvare la vita. Cinquemila esseri umani sono stati "chupados" (risucchiati) dall'ESMA.

Tra le altre attività dell'ESMA, Lauletta falsificò documenti per ufficiali d'alto rango, utilizzando fotografie di persone scomparse, che erano impiegate per venderne le proprietà a beneficio dei militari. Falsificò anche passaporti per ufficiali della Marina infiltratisi nelle organizzazioni per i diritti umani in Argentina e nelle organizzazioni di esiliati all'estero.

ACOSTA
Lauletta ricorda il proprio lavoro all'ESMA in modo dettagliato. Fu uno specialista della falsificazione dei documenti. Ha detto che nell'edificio dell'ESMA c'erano due laboratori per realizzare i microfilm con le informazioni:

"Il figlio dell'Ammiraglio Rubén Chamorro, direttore dell'ESMA, ha microfilmato le liste dei prigionieri. Per quanto riguarda la lista degli obiettivi possibili, ciò che chiamavano i '1000' casi, l'ho fatto io."

Le relazioni di Lauletta con il Capitano Jorge Acosta dell'ESMA (oggi in pensione) erano puramente professionali. Nonostante ciò, Lauletta ha ammesso di aver lasciato l'ESMA in due circostanze e di aver mangiato con Acosta e altri ufficiali: "Normalmente dipendevo da Acosta. Acosta mi diceva da chi dovevo realizzare i documenti. Eseguivo gli ordini. Era il capo, là dentro. Ma sa che non ho condiviso certe cose... c'era una relazione professionale, con lui. Approvava il mio lavoro, lo rispettava sebbene io disapprovassi ciò che chiamavano il processo di 'recupero' attraverso il quale trasformavano i prigionieri in collaboratori."

Lauletta ricorda un caso specifico: "Quando si recarono in Venezuela, credo a rapire Julio Broner, mi tennero sveglio una settimana intera tirandomi i capelli, in modo che contraffacessi i passaporti per consentirgli di lasciare il paese..."

Lauletta dice che quando Acosta lasciò l'ESMA aveva con sé una gran mole di informazioni, inclusi documenti in bianco già falsificati e portandosi dietro la 'sua attrezzatura'.


LE SUORE FRANCESI
Uno dei più famosi casi di rapimento che coinvolsero la Marina fu quello delle suore francesi Alice Domon e Leonie Duquet, rapite nel dicembre 1977 e mai più ritornate. Le suore lavoravano in Argentina, una di loro aiutava i parenti degli scomparsi nelle ricerche. Nel 1990 una corte francese condannò all'ergastolo il Capitano di Marina Alfredo Astiz, in contumacia, per questi rapimenti. Da allora Astiz non può lasciare l'Argentina, dove continua a prestare servizio attivo.

Lauletta vide le suore francesi all'ESMA; le avevano chiamate "Le suore volanti", presumibilmente perché furono gettate vive da un aereo della Marina: "Ne parlavano normalmente e c'era un dissidio tra il Capitano Astiz e Acosta, dovuto allo scandalo internazionale che montava." A Lauletta fu chiesto se le suore siano state maltrattate durante il rapimento: "Non credo, ma comunque erano vestite. Normale." Furono portate su un volo della morte? "Una delle due fu portata da qualche parte. Vorrei dire che io, una ragazza e un altro uomo che lavorava nel dipartimento di fotografia, per il fatto di stare sempre al sottopiano, non sapevamo cosa accadesse al piano di sopra, né dove le suore fossero imprigionate."

CARLOS GARCIA
Queste dichiarazioni non coincidono con quelle dei sopravvissuti ESMA, che parlano di Lauletta che andava fuori con gli ufficiali militari per condurre operazioni, rapimenti e sparizioni.

"Andava normalmente fuori con i militari per le operazioni armate," dice Carlos García, ex prigioniero ESMA. García aggiunge che quando qualcuno veniva "chupado", Lauletta accompagnava i militari durante il rapimento, Garcia non sa se Lauletta abbia torturato qualcuno, ma dice che lui si trovava nelle stanze delle torture durante gli interrogatori.

García, rapito dalla forze di sicurezza nel 1977, fornisce i dati di queste affermazioni e sostiene che Lauletta "ha indicato le possibili vittime agli ufficiali." García ha anche detto che "Lauletta fu il primo a ricavare microfilm dalle informazioni in possesso dell'ESMA. Se non aveva le informazioni, sapeva chi le possedeva." Garcia crede, comunque, che i microfilm possano essere stati manomessi dal Capitano Acosta.

GRACIELA DALEO
Graciela Daleo, un'altra sopravvissuta ESMA, conferma che Lauletta era strettamente legato ai militari. Daleo riferisce anche che gli archivi esistevano: sono stati conservati migliaia di file dettagliati sui prigionieri e sulle vittime.

"Gli archivi conservavano file con informazioni su centinaia, forse migliaia di nomi di prigionieri e probabili attivisti militanti. A volte ci veniva chiesto di aggiungere informazioni e quando le guardie non guardavano, distruggevamo i file. Ma tutti sapevamo che le informazioni erano in via di trasferimento su microfilm."

SILENZIO
Lauletta non testimoniò davanti alla Commissione Nazionale sui Desaparecidos (CONADEP), istituita dall'amministrazione del presidente democraticamente eletto Raúl Alfonsín nel 1984 per investigare sui crimini della "Guerra Sporca". Non ha nemmeno testimoniato durante il successivo processo contro le Juntas Militares. Č un dato di fatto che il nome di Lauletta sia stato inserito nella lista di persone scomparse pubblicate dal CONADEP alla fine delle indagini. Lauletta spiega il proprio silenzio adducendo come scusante il fatto che sotto il governo di Alfonsin, "los servicios", i servizi segreti militari, lo tenevano sotto sorveglianza, minacciandolo ripetutamente per tenerlo tranquillo. "Si preoccupavano delle denunce" da parte delle vittime dell'ESMA.

OGGI
Lauletta ha tentato di parlare alle Madri di Plaza de Mayo (Linea Fundadora) ottenendo solo di farsi allontanare, quando ha detto a una di loro, che l'aveva cercato per 12 anni, di non ricordare sua figlia, portata all'ESMA. Ha tentato a modo suo di scontare il passato. Ha prestato servizio volontario alla chiesa di St. Patrick a Buenos Aires, gestita dall'Ordine Pallatino, e frequentato i gruppi di autocoscienza. Tomas O'Donnel, Delegato dell'Ordine Pallatino d'Irlanda, dal quale dipende la chiesa di St. Patrick, ha detto che le porte della chiesa sono sempre aperte e sarebbe sbagliato chiuderle a Lauletta.


L'INTERVISTA (Estratto)

Si sente un traditore?
"A causa mia, sono morti cinque dei miei compagni. E' una risposta sufficiente?"

Ha passato circa due anni e mezzo all'ESMA ...
"Si, ero il prigioniero numero 537"

Venivano tenute liste delle vittime?
"Le liste dell'ESMA erano microfilmate, mi trovavo nel luogo dove si producevano i microfilm, e facevo i documenti. In quel luogo si producevano due diversi tipi di microfilm. Uno dei file riguardava i detenuti. Era realizzato dal figlio dell'Ammiraglio Rubén Chamorro. L'altro lo facevo io, era la lista di quelli chiamati i "1000" casi. Si trattava dei futuri obiettivi, certi o probabili"

I file furono distrutti?
"Questa è la supposizione di alcuni. Non ho prova del fatto che siano stati distrutti, nè prova che i microfilm esistano"

Qual è la sua opinione sulla confessione dell'ex Capitano Adolfo Scilingo, che ha detto di aver gettato 30 prigionieri ESMA vivi nell'oceano Atlantico da aerei della Marina?
"Scilingo è uno che parla, ma non confessa. Mente quando dice di non avere ulteriori informazioni"

A proposito dei voli della morte?
"C'erano aerei, si. Chiamavano il numero dei prigionieri e loro erano prelevati. C'era un ragazzo, veramente sconvolto, non aveva ancora 18 anni. Circolava una storia di un ragazzo portato sull'aereo, sconvolto perché era consapevole che non sarebbe stato riportato indietro all'ESMA. Non fu più rivisto"

Ha mai cercato di capire perché quelle cose accadessero?
"La persona che mi ha detto delle persone gettate fuori dagli aerei era un ufficiale di Polizia Federale. Disse che venivano gettati fuori vivi. Credevo che scherzasse"

Qual è stato il giorno peggiore dentro l'ESMA?
"Un giorno folle, poco tempo dopo essere stato portato dentro. Sedevo sulle scale. Avevo fatto un forellino nel cappuccio con una penna. Potevo vedere un angolo di corridoio. C'erano cadaveri per terra"

Quanti?
"Uno, forse due, c'erano persone stese su sdraio, con bibite, e un gruppo chiamato "il mini staff" che guardava un film. Pensai che fossero del tutto pazzi, perché guardavano un film, e comico, in un luogo dove la gente veniva torturata, dove c'erano dei cadaveri. Un'immagine che non scorderò mai. Era tutto davvero folle, tutto ciò che è capitato è folle.”

Ha visto molti ufficiali di alto rango nella sezione documenti?
"Si. Dall'ex Capo di Stato della Marina Emilio Massera in giù ho visto tutti"

Com'erano utilizzati i documenti che produceva?
"Molti servivano alla vendita delle case dei desaparecidos. Una donna mi poteva dire: fammi dei documenti con questi dati e con la foto di uno che sta arrivando a farsi fotografare. Io scattavo la foto, facevo il documento e il documento veniva preso dall'ufficiale che l'aveva richiesto. Si sapeva che con quelle carte avrebbero usato un nome d'altri per vendere proprietà, le proprietà di qualcuno che era scomparso"

Cosa mi dice delle suore francesi, mai viste all'ESMA?
"Si. Non ricordo il giorno esatto ma ricordo di aver fatto documenti per "Rubio" (il Capitano Alfredo Astiz") e per un'altra ragazza che era stata arrestata. Ho fatto i documenti. E un giorno, era tardi mi pare, ero in ufficio e circa 15 persone furono spintonate dentro. Tra di loro vidi le due suore. Allora mi chiesero una loro foto. La foto fu scattata davanti a uno stendardo dei Montoneros, per provare, credo, che erano state rapite dai terroristi"


Il testo completo dell'intervista di David Cox con Miguel Angel Lauletta è stata pubblicata su "La Maga" il 3 maggio 1995.


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