Delia Barrera
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Buenos Aires, 4 maggio 1995
Restai scomparsa per 92 giorni, la mia destinazione, il Club Atletico nel quale persi molte cose: il mio nome e cognome rimpiazzati da una lettera e un numero, la visione, celata da un muro di stoffa, il mio incedere tranquillo, impedito dalle catene ai piedi, la possibilità di comunicare a causa del divieto di parlare, ho perso il mio sposo, un lottatore e militante, ho convissuto con questo e con il dolore, con l'incertezza del non sapere, con l'impotenza del non essere e la forza di resistere, ho convissuto con cento compagni, che stavano come me, nell'impossibilità di vivere e condannati a resistere, ho convissuto con i repressori, ho convissuto con el Turco Julian, con le sue registrazioni di Hitler, con le sue botte, le sue urla, con tutta questa brutalità che rivivo oggi dopo 18 anni quando, totalmente impunito, lo vedo raccontare le sue imprese con ironia, cinismo, senza il minimo pentimento e con la totale arroganza di dire che "tornerei a farlo".
E mi chiedo perché? con quale diritto spinge nuovamente il terrore dentro di me, con quale diritto entra nella mia casa, nelle case di tutti, con che diritto può avanzare da uno schermo attraverso il quale non si è mai arrivati a conoscerlo personalmente... con che diritto? con tutto il diritto che gli dà questa impunità che subiamo, con il diritto che la legge gli ha dato, con la libertà e il permesso di raccontare i suoi crimini, con il diritto di un popolo che non si decide a gridare BASTA, con il diritto di un governo che gli ha permesso di vivere in libertà tra noi, le sue vittime, nella società, un Popolo che non ha ancora detto MAI PIU', un MAI PIU' che non si compie, che non esiste.
[Delia Barrera, comunicazione Email, Agosto 1995]
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