Samuel Leonardo Slutzky
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Mio padre, il Dottor Samuel Leonardo Slutzky, venne rapito nella nostra casa di La Plata la notte del 22 Giugno 1977.

I rapitori si identificarono come appartenenti alle "forze alleate" (fuerzas conjuntas). Perquisirono e saccheggiarono la nostra casa, distruggendo tutto quello che si trovavano davanti.

Solo recentemente, durante una visita in Argentina più di 20 anni dopo, ho scoperto che mio padre è stato trattenuto presso il centro di detenzione di La Cacha, vicino a La Plata.

Nel corso di quella visita, sono riuscito a rintracciare cinque sopravvissuti del centro di detenzione di La Cacha, due dei quali -Silvia Bucci, ed Hector Javier Quinterno- si ricordavano di mio padre.

Silvia aveva solo sedici anni quando venne catturata, era una studentessa di liceo. Si ricordava di aver parlato con mio padre in una stanzetta. Mio padre aveva ceercato di rassicurarla quando lei si era preoccupata del fatto di non avere le mestruazionni. Hector, che ha scritto un diario dopo il suo rilascio, si ricordava maggiori dettagli. Secondo Hector, mio padre sospettava di essere stato rapito a causa di un articolo sulla preparazione di una guerriglia peronista a Taco Ralo, Tucumán, nel 1968 (nove anni prima) in cui era stato un dottore. L'articolo era stato pubblicato poche settimane prima del rapimento, nella rivista "Somos", pubblicata dall'editrice Abríl. Il nome di mio padre vi era menzionato per intero. Comunque mio padre non riteneva di essere in pericolo perchè non si occupava più di politica da quando era stato rilasciato dalla prigione nel 1973.

A quanto pare mio padre non era considerato un pezzo grosso dagli ufficiali, perchè non venne interrogato per i primi tre o quattro giorni successivi al sequestro. Disse a Quinterno che aveva paura di essere torturato ancora - era stato duramente maltrattato durante la sua prima prigionia, tra il 1968 e il 1973, e a quella età aveva intorno ai 40 anni) il suo fisico non era altrettanto forte.

Quinterno mi ha detto che mio padre non è sopravvissuto alle torture. A La Cacha c'erano diversi torturatori estremamente sadici. I loro soprannomi erano Palito (el correccional), Serpico (el barbaro), tre "Carlitos", Pituto, Pelado (el torturador) ed el Oso (L'orso, in italiano). El Oso faceva parte a quel tempo delle guardie carcerarie e probabilmente aveva conosciuto mio padre nel carcere Unidad 9, a La Plata, dove era stato incarcerato. Era il principale torturatore di La Cacha, e uno dei peggiori. Un'altra sopravvissuta di La Cacha - Patricia Bolli - ha rivelato che il vero nome di El Oso era Acuña.

Poche ore prima che lasciassi Buenos Aires, dopo la mia visita, Alejandro Inchaurregui del Equipo argentino de antropologia forense (Gruppo argentino di antrologia forense) mi ha detto che El Oso era stata una guardia del corpo dell'ex primo ministro Bauza, fino al giorno delle sue dimissioni, tre mesi fa.

[Mariano Slutzky, email communication, 19 Aug 1996]

Note dell'editore:
Il nome La Cacha deriva da La Bruja Cachavacha (la strega Cachavacha), personaggio macabro di un fumetto argentino per bambini, famosa per il fatto di far sparire la gente. Si stima che più di 300 persone siano state recluse in questo centro segreto di detenzione, tra cui sei donne incinte e due bambini. Il centro si trovava nella sede di di una vecchia stazione radiofonica (Radio Provincia) occupata dalle forze armate, nel quartiere di Lisandro Olmos, nella città La Plata, in provincia di Buenos Aires. Una testimonianza, composta di 35 pagine comprendenti schizzii di planimetrie del posto, liste di sopravvissuti, liste di torturatori (individuati solo con i soprannomi, con l'eccezione di Acuña) mi è stata mandata da Mariano dal suo esilio.


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